Mercoledì 10 Maggio 2006
LA POSTA IN GIOCO
Ezio Mauro
Oggi la Repubblica può avere il suo undicesimo presidente. Si
è consumata invano la prima fase in cui serviva una larga maggioranza per
eleggere il Capo dello Stato. Questa maggioranza non si è trovata, perché la
Casa delle Libertà ha preferito mantenere il suo profilo ideologico e il suo
impianto propagandistico piuttosto che diventare parte costituente di una nuova
fase istituzionale, proiettata sui prossimi sette anni.
Prima la destra si è opposta a D´Alema, troppo vigorosamente politico per un
incarico al di sopra delle parti. E in qualche modo, sbagliando, gli stessi Ds
hanno accettato questo schema di partenza, spingendosi fino al punto da offrire
garanzie alla destra a nome del futuro possibile presidente: come se lo Stato
dovesse garantire se stesso davanti a Berlusconi, nel momento in cui un diessino
va al Quirinale. Uno schema non accettabile, anzi pericoloso. Si va al Quirinale
in nome della propria biografia politica e personale (e quella di D´Alema era
perfettamente in regola), mentre il programma del presidente c´è già, è scritto
nella Costituzione e non serve altro.
Dopo il no a D´Alema della destra, e l´indicazione di quattro personalità di
primo piano, tra cui spiccava Giuliano Amato, restava il problema dell´evidente
discriminazione politica che si stava consumando nei fatti contro i Ds,
accentuata dalla crociata anticomunista di Berlusconi. Un problema per l´intera
coalizione, non solo per i Ds. E la coalizione ha reagito lanciando Giorgio
Napolitano: diessino, ex comunista, ma fuori dalla battaglia di partito e in più
con un profilo istituzionale e culturale a cui è difficile dire di no.
Su questo nome, infatti, la Casa delle Libertà si è divisa. Fini e Casini lunedì
sera hanno forzato Berlusconi al sì. Nella notte Bossi si è impuntato, e come al
solito ha piegato il Cavaliere, parlando ai suoi istinti più profondi. Fini
sembra aver piegato la testa, Casini ieri ha votato scheda bianca ma ha detto
che è un errore, perché Napolitano «è un arbitro credibile per tutti». Siamo ad
un passo dalla fine della dittatura ideologica, almeno nel gioco istituzionale.
Se prevarrà il blocco ideologico di Berlusconi, oggi Napolitano arriverà al voto
con un quadro di sostegno più ristretto di quel che meriterebbe. L´Unione si
troverà così davanti ad una grande responsabilità, che segnerà la legislatura e
il suo stesso futuro. Se saprà eleggere Napolitano, mostrerà di avere una
politica per le istituzioni, di avere una maggioranza in Parlamento, e di avere
l´uomo giusto per il Quirinale. In più, con quel voto la sinistra compirà la sua
storia, portando un ex comunista al vertice della Repubblica. Questa è la posta
del voto di oggi: troppo alta per lasciarla in mano alla viltà di qualche franco
tiratore.