1 Febbraio 2006
La leggenda del premier amatore
La castità è un voto, ma non porta voti. È il voto personale
di un uomo che dona a Dio la propria esuberanza in cambio di una benedizione, di
una protezione divina, di un aiuto del cielo. Il voto di castità insomma non
c´entra con la politica che è amministrazione di interessi. Non c´è nesso tra il
buon governo, il consenso elettorale e l´astinenza. C´è anzi un´evidente
sconnessione. Perciò a noi italiani, a noi giornalisti italiani ragionevoli, che
pure con forza avevamo detto che non si demonizza l´avversario politico
scomodando la psicanalisi, questo voto di castità pronunziato in Sardegna da
Silvio Berlusconi davanti al prete, al parroco di san Lucifero di Vallermosa, e
smentito ieri sera davanti a monsignor Vespa, il vescovo de Lapalisse, ci ha
imbarazzato e ci ha turbato.
Per pudore dunque, e persino per rispetto verso il presidente del Consiglio non
avevamo dato molto conto alla cronaca di Luca Telese sul Giornale, non avevamo
dedicato all´episodio più di un quadretto umoristico, ci eravamo astenuti
sull´astinenza, avevamo fatto voto di non affrontare quel voto di scambio tra un
prete invasato e un Berlusconi ascetico: «Benedico la tua lotta contro
l´immoralità della sinistra». «Ti offro la mia totale astinenza sessuale sino al
9 aprile».
Ai giornalisti stranieri invece, soprattutto quelli inglesi e americani, il
fioretto di castità è sembrato molto pittoresco, l´hanno preso come l´atto
apotropaico del narciso sfiancato, del solito italiano scaramantico, e dunque
l´hanno raccontato, sia sui giornali conservatori sia su quelli progressisti e
sia su quelli popolari, come la variante cattolica della nostra vecchia
superstizione, un po´ quaresima e un po´ categoria dello Spirito italiano, a
metà tra il mangiare di magro e il corno rosso, tra i precetti del primo venerdì
del mese e il fare le corna o il toccarsi, roba da sottosviluppo latino,
l´Italia dei tarantolati raccontati da De Martino, il Belpaese grottesco e
maniacale davanti al sesso, stregato da un riso sguaiato o da un pudore
eccessivo. E si sono sbizzarriti a descrivere Berlusconi come «un vecchio che
vuol farsi credere ancora elegante e grazioso come Ganimede». E via con le
battute disinfettate dal corsivo e dalle virgolette: «Per età e per troppo
lavoro è una rinuncia che non gli costa niente». O peggio: «Alla moglie non
resterebbe che recuperare… altrove».
Eccoci dunque davanti a una volgarità che dall´estero ci ritorna in casa e ci
salta addosso come un vergognoso straparlio, di nuovo alle prese con la
goliardia pataccara dell´impunito, tentati di risolverla come il colonnello
della barzelletta, ultimo cavallo di battaglia del solito Berlusconi appunto che
si è esibito, ci dicono, in Consiglio dei ministri. Il signor colonnello, spinto
a raccontare anche lui una sua storiella, non vuole, perché conosce solo
barzellette da caserma. «Faccia così, signor colonnello: ogni volta che deve
pronunziare una brutta parola, la sostituisca con "pirirpì". Noi, persone di
mondo, capiremo». E il colonnello: «Una bella signora in astinenza incontra un
cavallo in astinenza e piripì, piripì, piripì, piripì piripì, piripì, piripì,
pirirpiiiiiiiiiì». Segue risata.
Insomma, persino noi siamo spiazzati dall´astinenza questionata e
ridimensionata, da questa spazzatura su se stesso che Berlusconi spaccia per
autocoscienza hegeliana, lui che pensa di essere lo Zeitgeist, lo Spirito del
Tempo, e dunque scherza sulle proprie emorroidi, ci informa della sua diarrea, e
poi si astiene e contemporaneamente non si astiene, assecondando chi ha davanti.
Questa penosa ossessione penica ha fatto penare persino noi che pure siamo
abituati al Berlusconi che, a 69 anni, ancora alimenta la propria leggenda di
virilità: parla al telefono con il presidente venezuelano e gli passa la
prorompente venezuelana Aida Iespyca che si trova lì… per caso; fa il galletto
con l´anziana presidente finlandese sul filo dell´incidente diplomatico; viene
intervistato in radio e dice: «Sono qui nella sede di Forza Italia con quattro
belle signore fresche di parrucchiere»; vistosamente riceve a Palazzo Chigi
Loredana Lecciso; e ancora permette al suo Rasputin personale, il farmacologo e
sindaco di Catania Umberto Scapagnini, di parlare di quelle pillolette
miracolose che gli passa: «A Berlusconi ci penso io»; e ovviamente non perde
occasione per rassicurare tutti sulla salute della sua prostata.….
Si sa com´è il niente, senza cessare di essere niente può anche produrre
effetti reali. Perciò anche noi, che pure siamo assuefatti a un premier che da
sempre lascia credere di divertirsi tra sventole e bambole, come un Lando
Buzzanca degli anni sessanta, e si fa divorare dai propri fantasmi sin dai tempi
delle ragazze di Drive in…, anche noi, dicevamo, siamo costretti a perderci in
quest´ultima stravagante trivialità di Berlusconi perché ci pare che davvero si
sia ormai rotto un equilibrio, e che ci sia un nesso forte tra l´astinenza e
questa forsennata campagna elettorale televisiva: la tv come ultima,
inconsistente mediazione che lega Narciso a se stesso, l´azzardo di una tv che
capta il mondo per dissolverlo, l´estrema verità di uno smacco, di una coscienza
che implode e abusa del video come di una mano che si snerva a zangolare.
Si sa che non solo i ragazzini e i detenuti, ma anche gli stressati, i
superoccupati, i disturbati e i perdenti si danno a godere di se stessi. Di
solito ciò accade in mancanza di meglio. A questi fasti solitari preferirebbero
la più deplorevole delle signore. Silvio Berlusconi invece ormai visibilmente
gode di sé andando in televisione. E davvero ci vuol poco a comprendere che
quella piccola galanteria che ci si concede di solito verso sera, la ricompensa
gentile e birichina a una giornata di lavoro, Berlusconi in questa campagna
elettorale l´ha sublimata nella televisione, con Porta a Porta specialmente.
Insomma usa la tv come caricatura dell´amore. Provate infatti, durante una
qualsiasi delle sue mille apparizioni, a eliminare l´audio e limitatevi soltanto
a guardarlo. Scoprirete che, benché ai registi abbia imposto l´astinenza (rieccola)
dal primo piano, Berlusconi cambia faccia ad ogni inquadratura: è una maschera
di emozioni deformanti. Così, nel sorriso compiaciuto, la bocca diventa enorme,
nuda e indifesa, mentre le orecchie, lunghissime e mobili, sono più turbatrici
dello sguardo. Ieri sera, a vederlo di fronte, era lui. Ma di profilo pareva un
altro.
Se chiudeva gli occhi, gli si increspavano le palpebre. E prima di lanciarsi
nell´attacco dell´avversario, si lasciava attraversare da un piccolissimo lampo
torbido. La verità è che, pur dicendo di odiarla, Berlusconi affronta la tv come
altri si consegnano all´amplesso... C´è stato persino un momento, quando
nell´ultimo spasimo Vespa tentava di togliergli la parola e Berlusconi voleva
invece ancora mostrare la sua forza e i suoi attribuiti…, c´è stato un momento
che si è quasi coricato su un fianco. La tv come finale godimento davanti a se
stesso, il narciso ammazzato dal narcisismo, la tv come estremo fantasma di un
crepuscolo, ultima gioia prima dell´affogamento. Chi l´avrebbe mai detto che il
favoloso melodramma italiano di Silvio Berlusconi sarebbe terminato in onanismo.
Vedrete che, prima del 9 aprile, ci parlerà delle sue polluzioni notturne, che
sono tipiche sia dell´astinenza sia dell´incontinenza.