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4 FEBBRAIO 2006
Bisogno di credibilità
MIRIAM MAFAI
CI SONO voluti mesi di incontri nella cosiddetta Fabbrica del
Programma, e poi decine di tavoli tematici affollati di esperti per raccogliere
finalmente in un volume di 287 pagine il programma dell´Unione che Romano Prodi
ha illustrato sabato all´Eliseo. È bastata una giornata, quella di ieri, per
rivelare la fragilità di quell´impianto e di quella fatica. Dal Piemonte, dalla
presidente della Regione Mercedes Bresso e dal sindaco di Torino, Sergio
Chiamparino è giunta una dura protesta per la mancata inclusione nel programma
dell´impegno a suo tempo già assunto per la Tav. La protesta ha costretto Prodi
ad una precisazione che assomiglia molto a una marcia indietro: la linea ad alta
velocità si farà anche se nelle famose 287 pagine non ce n´è traccia. Ma, a
questo punto, sono Fausto Bertinotti e Alfonso Pecoraro Scanio ad alzare le
barricate: l´Alta velocità nel programma non c´è e non ci sarà.
L´immagine rassicurante di sabato con i dieci segretari di partito tutti in
piedi sul palcoscenico dell´Eliseo con il programma in mano, a festeggiare un
impegno comune e una vittoria a portata di mano è già cancellata. E sostituita
dalla vecchia immagine di una coalizione divisa e litigiosa.
Povero Paese il nostro, nel quale un presidente del Consiglio in preda a una
sorta di delirio tenta di guadagnare i consensi perduti paragonandosi a
Napoleone o a Gesù, e nel quale il centrosinistra non riesce a offrire ad una
opinione pubblica avvilita da cinque anni di malgoverno le sue proposte, chiare
e convincenti capaci di farci uscire dalla crisi. Povero Paese il nostro nel
quale, anche in virtù di una legge elettorale sciagurata, ognuno dei dieci o
dodici partiti che formano l´Unione tenta di tirare un pezzo della coperta dalla
propria parte, con candidature stravaganti e con impuntature irragionevoli.
Non è difficile capire quanto male possano fare al
centrosinistra uomini come Caruso o come Ferrando che approfittando del
palcoscenico elettorale lancia tesi sull´Iraq offensive e inaccettabili.
Bertinotti non dovrebbe solo democristianamente sconfessarlo ma porsi il
problema di convivere con queste tesi nello stesso partito e tirare le
conseguenze. Povero paese il nostro con un leader come Romano Prodi che
anche se legittimato e sostenuto da uno straordinario successo delle
primarie non riesce, evidentemente, a imporre nei fatti ai suoi alleati le
scelte che ritiene necessarie. Come dimostra la controversia di ieri sulla
Tav.
Mancano ormai meno di due mesi al 9 Aprile. La strada è in salita
e la partita è ancora tutta da giocare. Silvio Berlusconi la sta giocando
agitando antichi fantasmi e nuove promesse e riproponendo un patto con gli
elettori che, come quello firmato da Vespa nel 2001 prevede l´aumento
delle pensioni, la diminuzione delle tasse e, questa volta, case per
tutti. Ha occupato con la spregiudicatezza e la violenza mediatica che gli
è propria, tutti gli spazi televisivi possibili. Ed è riuscito così a
imporre fino ad oggi la sua immagine e solo la sua ad un pubblico più
stordito che convinto. Ha oscurato con arroganza e disinvoltura anche i
suoi alleati. È riuscito a imporre finora, nella lunga vigilia della vera
e propria campagna elettorale, la sua immagine e i suoi temi. Non per
strappare voti al centrosinistra, obiettivo che egli sa impossibile, ma
per mobilitare e riconquistare quelle centinaia di migliaia di elettori
della Casa delle Libertà che nelle ultime tornate elettorali, dalle
europee alle regionali, delusi dal suo governo, avevano preferito non
andare a votare.
Il centrosinistra, reduce dalla vittorie conseguite
negli ultimi due anni prima nelle elezioni europee e poi nelle regionali,
ha dato finora l´impressione di ritenere la vittoria a portata di mano.
Sarà bene che sottoponga rapidamente queste previsioni a un nuovo esame.
La vittoria è possibile, ma non è a portata di mano. Il paese si attende
molto da Prodi, dalla sua serietà, dalla sua competenza e dalla sua
capacità di governo. Nessuno si attende da lui o dal centrosinistra
miracoli; tutti sanno perfettamente che i miracoli non sono possibili. Ma
è lecito attendersi dal centrosinistra alcune proposte, alcuni impegni
precisi attorno ai quali sia possibile raccogliere, nel paese, il consenso
della maggioranza degli elettori. La riduzione delle diseguaglianze, che
hanno raggiunto un livello ormai insostenibile nel nostro paese, una
maggiore giustizia sociale attraverso il miglioramento delle retribuzioni
e una seria lotta contro l´evasione fiscale, una riqualificazione del
sistema scolastico, maggiori investimenti nella ricerca, una riduzione
delle imposte sul lavoro per consentire la ripresa dell´occupazione. Prodi
ne ha parlato nell´incontro di sabato all´Eliso con grande serietà e forza
di convinzione. Rimetta a fuoco i temi più importanti del suo programma.
Ne faccia materia di un impegno condiviso sul piano politico e occasione
di un serio dibattito culturale e politico nel paese. Ne faccia motivo e
strumento di mobilitazione per quei milioni di cittadini che hanno votato
per lui alle primarie. Il centrosinistra per vincere ha bisogno di
un´anima. Non di un volume di 287 pagine.